Impedire il traffico veicolare in determinate zone della città, non fa di quei perimetri delle aree pedonali. Questa riflessione, che sembra banale, dovrebbe essere alla base delle scelte dell’amministrazione comunale per capire come gestire al meglio la mobilità (o l’immobilità) di una città come Palermo. Premetto, giusto per chiarire la mia posizione, che mi muovo in bici. Che mi piace la chiusura al traffico di alcune aree e che sto cercando di insegnare ai miei figli l’uso di una mobilità alternativa alla macchina.
Però, chiudere semplicemente al traffico delle zone, aderire a progetti dal nome anglofono ed europeo per sentirsi degni della settimana europea della mobilità, mi pare presuntuoso e arrogante visti i fatti che mi hanno avuto come protagonista.
Riassumo brevemente cosa è successo. Il 24 settembre, mentre mi trovavo nei pressi del Foro Italico in bici con i miei due bambini di 2 e 5 anni regolarmente legati negli appositi seggiolini, un branco di cani randagi che staziona abitualmente là, composto da tre elementi, ha inspiegabilmente assalito la mia bici. Tra urla, pianto, sudore e adrenalina uno di loro è riuscito a mordermi la coscia destra. Solo l’intervento di un passante in moto (che non smetterò mai di ringraziare) ha messo in fuga i cani lasciando così me in lacrime, i bambini terrorizzati e un gruppo di persone, che aveva assistito alla scena, basiti. A pochi metri c’era anche una pattuglia dei vigili urbani che faceva servizio di vigilanza e che, malgrado le mie urla, non si è nemmeno avvicinata.
Per fortuna una volante della polizia ha allertato il 118: corsa al pronto soccorso, profilassi antibiotica, antitetanica, paura, dolore ma per fortuna tutto sommato è andata bene. Mentre attendevo l’arrivo dell’ambulanza ho visto bambini in bici passeggiare con i genitori, pedoni tranquilli che camminavano spensierati e ho pensato: “Sono stata fortunata, se fossi caduta, non sarebbe andata così”.
Cosa fa di un’area interdetta al traffico, un’area pedonale? I fattori sono tanti, per esempio la sicurezza di poter camminare indisturbati senza la paura di essere assaliti da dei cani che alla fine sono vittime anche loro di un’amministrazione che mira in alto dimenticando la base di partenza; oppure la tranquillità di non cadere a causa di una buca, dell’asfalto sconnesso, delle piste ciclabili in cui fare lo slalom tra panchine di granito nero (su asfalto nero!), tra pedoni spaesati e tavolini abusivi dei bar.
Oggi (25 settembre 2016) Giusto Catania, assessore alla Mobilità del comune di Palermo, ha dichiarato sulle pagine di Repubblica Palermo che il prossimo obiettivo sarà chiudere via Maqueda bassa garantendo di renderla “Vivibile e sicura”. Attendo con ansia questa trasformazione, nel frattempo le sedi legali opportune stabiliranno di chi è la responsabilità per quello che mi è accaduto (mi pare evidente che non sia né mia né dei poveri cani) e chi dovrà ripagare il danno. Un’altra occasione sprecata per Palermo che aspira alle stelle ma perde sempre più di vista i comuni mortali.
Ps: si allega foto del morso
M. L. Affronti
Onestamente mi sembra un articolo sconclusionato e non se ne capisce il punto.
Nel titolo si parla di aree pedonali, poi si fa riferimento a un episodio, quello dei cani randagi in città, che riguarda tutt’altra questione. Si mischiano capre e cavoli.
Non sarebbe stato meglio scrivere un articolo sul problema del randagismo in città, anziché fare riferimento alle aree pedonali che in questo caso non c’entrano nulla? Se non per caso?
Gentile Huge sono l’autrice dell’articolo, potresti indicarmi le parti sconclusionate?
La chiusura al traffico di un’area non fa di questa area una zona pedonale. Nelle città europee, quelle a cui vorremmo aspirare, le aree pedonali sono dotate di cestini per i rifiuti, pavimentazione non sconnessa, controllo del territorio, non esiste randagismo e molti altri dettagli che chiunque abbia messo piede all’estero può aver notato. Se delimiti un’area chiamandola “pedonale” devi accertarti che i pedoni o i ciclisti lo facciano senza rischiare per la propria salute. Se al mio posto ci fossero stati dei bambini in bici (e credimi ne ho incontrati moltissimi) cosa sarebbe successo? A me sembra che i due argomenti siano molto collegati.
Gent.ma Maria Letizia,
purtroppo condivido il commento di Huge per i seguenti motivi:
1) non rilevo la correlazione tra randagismo e aree pedonali; viaggio parecchio e i molte parti del mondo si trovano cani randagi nelle aree pedonali incuranti della segnaletica che la identificava come tale !
2) Il fatto poteva ugualmente accadere scendendo da un’auto parcheggiata in zona aperta al traffico o passeggiando su un marciapiede
Il problema del randagismo c’è, è serio, va affrontato ma non ha nulla a che fare con il fatto che sia zona pedonale o interdetta al traffico o di qualsiasi tipo e non è neanche di competenza dell’Assessore Catania, titolare già di tante responsabilità, ma non certo del randagismo (che non rientra nella viabilità)
Riprendendo il punto 1, sul fatto che all’estero non esista il randagismo mi sembra un’affermazione estremamente demagogica, fatto salvo alcuni paesi come Giappone e Stati Uniti in cui il livello di soppressione dei cani randagi è elevatissimo (cosa che giudico più incivile del randagismo stesso); a questo proposito ci sono diverse ricerche e articoli tra cui cito quella di Bruno Manzini su “Animalisti Italiani”:
“Anche la quantità di risposte è stata sinonimo di una coscienza zoofila e di interesse per il randagismo. Da alcune nazioni non ci saremmo aspettati tante risposte, come ad esempio per l’India e la Russia, che hanno problemi ben più gravi di quello della sovrappopolazione animale: da altre nazioni ci è arrivata una quantità tale di informazioni, anche per posta normale, da meritare un articolo a parte. Abbiamo cercato mezzi di soluzione efficaci e possibilmente nuovi per la risoluzione del problema del randagismo. Problema che coinvolge in varia misura tutto il mondo, e non riguarda quindi solo l’Italia.”
Sottolineo anche il fatto che in una VERA area pedonale, per definizione, le bici non possono circolare. Ma questo Orlando non lo sa.
La brutta vicenda di cui è stata suo malgrado protagonista le ha dato il pretesto per manifestare tutto ciò che pensava, pure ciò che non c’entra e per recitare l’ormai consueto pater-ave-gloria ovviamente a G. Catania .
Le faccio i migliori auguri di prontissima ripresa però mi permetta di dire che il problema è quello del randagismo, le zone pedonali non c’entrano nè per poco nè per tanto con il problema in questione.
Quanto ai (cosiddetti) poveri cani… insomma… visto tempo e luogo, dovevano essere pure loro a 5 stelle e devono averla scambiata per una giornalista. 🙂
(sottotitolo per i non comprendenti senza sottotitolo: SCHERZO)
Prima di tutto , la massima solidarietà alla signora Affronti. Evito di entrare nel merito delle zone pedonali perché, lo ammetto ,non sono un esperto . Le esperienze delle altre città sono molto varie. In alcune città in tali zone pedonali è permesso l’uso delle biciclette , in altre no. Probabilmente ciò dipende dal regolamento che dovrebbe regolare l’uso di tali zone Certamente le nostre, cosi dette, Zone pedonali non brillano certo di efficienza, di sicurezza e di pulizia. Quello su cui volevo soffermarmi è lo stato di abbandono e di degrado di una delle zone più belle della città, il Foro italico e il suo prato.. Ormai purtroppo l’area è diventata luogo di ritrovo di vagabondi, indigeni e stranieri e di vandali, e la sera, approfittando del buio pesto, di prostitute di spacciatori e delinquenti . Il randagismo e la mancanza di sicurezza sono alcuni dei tanti problemi di questa zona, e non solo. Negli ultimi tempi ho notato che la polizia, nonostante le scarse risorse, è certamente più presente mentre latita la Polizia Municipale e anche quando c’è, e come se non ci fosse ( la sua brutta esperienza insegna) . Speriamo che i nuovi amministratori, siano più capaci e sensibili degli attuali. e riescano a risolvere alcuni di tali problemi.